Molti progetti a confronto per migliorare il riciclo. L’Europa sta lavorando per definire nuovi obiettivi di economia circolare, con nuovi e ambiziosi target di raccolta e riciclo.

Le tendenze sono in crescita in Italia. Secondo dati del rapporto L’Italia del riciclo, condotto dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile con l’associazione Fise Unicircular, la crescita più significativa si è registrata nelle filiere dell’alluminio (+5%), dell’acciaio (+4%) e del legno (+4%), ottimo il riciclo dell’acciaio (77,5%) mentre, conferma l’Unirima Cisambiente, spicca in Europa l’eccellenza dell’industria del ricupero della carta con un tasso di riciclo oltre l’80%. Tuttavia è ancora debole il mercato a valle, poiché l’Italia fatica a riutilizzare i materiali selezionati come combustibile di qualità per le cementerie o per il teleriscaldamento, come invece si usa nella parte più evoluta d’Europa.

Il Sole 24 Ore

Tra le iniziative internazionali hanno suscitato interesse il progetto della catena di fast food McDonald’s, che intende arrivare entro il 2025 a proporre ai clienti dei suoi ristoranti il 100% del packaging da fonti rinnovabili, riciclate o certificate, con preferenza per la certificazione forestale Fsc, e il programma dell’industria europea delle materie plastiche la quale con il progetto Plastics 2030 vuole anche prevenire la dispersione delle materie plastiche nell’ambiente attraverso Clean Sweep.

Nel settore delle materie plastiche molte anche le iniziative nazionali. Il consorzio di ricupero della plastica Corepla ha lanciato la “call per buone idee” denominata «Alla ricerca della plastica perduta» per massimizzare il riciclo degli imballaggi in plastica e sviluppare nuovi utilizzi del materiale riciclato. Alla chiamata di idee partecipano ricercatori di università e centri ricerca, startup, aziende, piccole e medie imprese, anche privati cittadini.

La Plaxtech di Udine ha sviluppato la tecnologia Roteax per ottenere bancali da imballaggio con la plastica riciclata e la start up Gr3n ha creato con il progetto Demeto un modo per dissolvere la plastica Pet nelle molecole costitutive e ricreare dai monomeri il nuovo polimero.

 

FONTE: Il Sole 24 Ore

La medaglia del Presidente della Repubblica assegnata, in occasione di Ecomondo, a My Clima, Lecce Pen e Plaxtech per prodotti o processi ad alto valore ambientale. Tre le categorie premiate dalla Fondazione per lo svilppo Sostenibile: energia, rifiuti, prodotti e servizi innovativi. Dalla green economy una risposta alla crisi. Sono, infatti, sempre più numerose le imprese nazionali che hanno saputo coniugare qualità ambientale e competitività industriale. A tre di queste aziende del “made in Italy” dell’ ambiente è stato assegnato il Premio Sviluppo Sostenibile 2010, che, istituito dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile con la collaborazione di Ecomondo-Rimini Fiera, ha ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica.

Si tratta della My Clima di Treviso, per la categria energia, della Lecce Pen di Settimo Torinese, per il settore dei rifiuti e della Plaxtech di Udine, per la categoria prodotti e servizi innovativi. Alle tre aziende è stato consegnato il riconoscimento della medaglia del Presidente della Repubblica. “Queste tre imprese e tutte quelle che, numerose, hanno partecipato a questa seconda edizione del premio – ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione – dimostrano che ormai c’e’ molto verde nel motore dell’Italia. Nonostante la crisi, la green economy ha continuato a marciare e gli stessi numeri lo confermano, nel 2009, infatti, le rinnovabili, per potenza installata, sono aumentate dell’ 11%; sempre nello stesso anno l’ industria del riciclo è avanzata con un tasso medio di riciclo del 64%,128 comuni hanno deciso di installare pannelli solari negli edifici pubblici e il fatturato complessivo della green economy è stato valutato in 10 miliardi di Euro. L’ industria italiana ha capito che il fattore ambiente è una straordinazria occasione di sviluppo e di progresso”.

Ecomondo 2010

“Nonostante sia solo alla seconda edizione -ha dichiarato Lorenzo Cagnoni– Presidente di Rimini Fiera- il Premio per lo sviluppo sostenibile ha già riscosso un grande favore tra le aziende che innovano e si sforzano di mettere sul mercato prodotti eccellenti e compatibili con l’ambiente. E’ un riconoscimento per chi mette a disposizione intelligenza, sudore artigianale e finanziamenti per una ricerca d’avanguardia. Dietro la parola magica “green economy” c’è il lavoro appassionato di chi, certo alla ricerca di un profitto, crede anche che sia necessario cambiare radicalmente il modo con cui si pensa l’impresa. Ecomondo e la Fondazion proseguono dunque con l’iniziativa consci che un premio simile, dall’alto valore simbolico, sia anche un piccolo sprone a fare di più e meglio”.

Le imprese sono state giudicate in base all’efficacia dei risultati ambientali raggiunti, del contenuto innovativo del processo o del prodotto, dei risultati economici conseguiti, della possibilità di diffusione in Italia del processo o del prodotto.
La My Clima del Gruppo Fiorini di Treviso e’ stata premiata per la realizzazione della pompa geotermica Domus di dimensioni ridotte – non più grande di un frigorifero- in grado di fornire calore, raffrescamento e acqua calda. La gestione della pompa di calore Domus si avvale anche di un sofistcato software, denominato Galileus, in grado di gestire l’ integrazione delle varie fonti.
Alla Lecce Pen è stato assegnato il Premio per un innovativo processo di riciclo del tetrapak. Con questo processo viene separata e riciclata la frazione di cellulosa del tetrapack, mentre quella composta da plastica e alluminio viene lavorata producendo un granulato plastico, denominato Ecoallene impiegato per produrre vari oggetti per la casa e per l’ufficio.
La Plaxtech, infine, si aggiudica il Premio per la realizzazione di Roteax: un sistema innovativo di stampaggio multiniezione a bassissima pressione che consente di riciclare anche tipologie diverse di plastiche a base poliolefinica, derivate dalla raccolta di rifiuti di plastiche miste, pre e post-consumo, producendo manufatti di ottima qualità con un processo sostenibile a ciclo chiuso. Fra tutti i partecipanti sono state segnalate 10 imprese che si sono distinte per ciascuno dei tre settori del premio e fra queste sono stati scelti i tre vincitori.

 

FONTE: www.fondazionesvilupposostenibile.org

Quasi 2 mila imprese, circa 230 mila addetti, oltre 61 miliardi di euro di fatturato. Sono solo alcuni dei numeri che emergono nel rapporto “Green Economy in Emilia Romagna” presentati nell’ambito di Ravenna 2010.

L’indagine “Green Economy in Emilia Romagna – Risultati e prime indicazioni sulla caratterizzazione del settore green in regione” è stata realizzata da Ervet nell’ambito della convenzione con la Regione Emilia Romagna e fotografa sul territorio il fenomeno del “business verde“. I primi risultati sono stati presentati alla terza edizione della manifestazione dedicata alle buone pratiche di utilizzo dell’acqua, delle energie, della gestione dei rifiuti e sulla sostenibilità ambientale.

«Conoscenza, innovazione, ricerca e qualità ambientale saranno il vantaggio competitivo per affrontare le sfide future e sostenere l’uscita dalla crisi. Per essere coerenti con questi obiettivi- ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli intervenendo all’iniziativa -, gli investimenti della Regione nel 2010 sul versante della “green economy” hanno superato i 95 milioni di euro. Inoltre il nostro impegno prosegue e trova conferma nel supporto e nel finanziamento al sistema della rete dell’Alta tecnologia Regionale e dei 10 Tecnopoli. Insieme a questo il Piano energetico regionale per il triennio 2011-2013 sarà decisivo per trasformare pienamente l’Emilia Romagna in una regione sempre più verde. Più “verde” nelle politiche industriali, abitative, nel modo di produrre, nel modo stesso di vivere dei cittadini e nell’agricoltura settore le cui imprese hanno un ruolo importante in questo processo».

Sempre più Green

In Emilia Romagna sono ben 647 le imprese che operano in maniera esclusiva in mercati prettamente ambientali, con 25.000 addetti e oltre 4,5 miliardi di euro di fatturato: tra queste troviamo aziende impegnate nei settori rifiuti ciclo idrico integrato (ovvero fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti), nelle energie rinnovabili, nella mobilità sostenibile, nella rigenerazione e ricostruzione di pneumatici e nella gestione degli orti botanici, dei parchi naturali e del patrimonio naturale.

A queste si aggiungono altre 1.345 imprese che lavorano, sia pure parzialmente, in mercati green: danno lavoro a oltre 200 mila addetti e realizzano un fatturato di quasi 57 miliardi di euro. Fanno parte di questo gruppo aziende agroalimentari che operano con materie prime provenienti da agricoltura biologica biodinamica, legate alla bioedilizia all’efficienza energetica, produttrici di tecnologie. Ma anche imprese che possiedono rami di attività in settori core green (rifiuti, energie rinnovabili, gestione ciclo idrico integrato), aziende afferenti il campo della pulizia delle aree pubbliche, della decontaminazione e del disinquinamento dell’ambiente.

La Regione Emilia Romagna nel 2010 ha destinato: 25,9 milioni di euro alla riqualificazione energetica degli enti pubblici e le cui convenzioni sono in corso di sottoscrizione; 64 milioni di euro per le Aree ecologicamente attrezzate (di cui 53 per progetti energetici e 11 per progetti di riqualificazione ambientale); 5 milioni di euro per i progetti di filiera nel campo energetico ambientale.

 

 

Pubblicato da Patrizia Frattini

FONTE: www.beecosostenibile.it

Il riciclo di bottiglie in PET post-consumo sta vivendo un vero e proprio boom in Europa per motivi sia ecologici sia economici, come dimostra anche il record di vendita di impianti di riciclo da parte di Erema. Nel primo semestre di quest’anno l’azienda ha consegnato quattro sistemi Vacurema Prime per impieghi industriali. Destinati all’Europa Centrale e Sud-Orientale, essi produrranno circa 50.000 ton l’anno di granuli con viscosità intrinseca migliorata e idonei al contatto alimentare, grazie a una tecnologia brevettata che garantisce una efficace e accurata decontaminazione delle scaglie di PET.

Macplas

FONTE: www.macplas.it

 

La vendita di prodotti ecologici e a ridotto impatto energetico è prevista più che raddoppiare nel prossimo quinquennio. E saranno quelli per il risparmio e l’efficienza energetica a conoscere il maggiore tasso di incremento

Fra il 2000 e il 2009 il mercato europeo di prodotti ecocompatibili è aumentato di oltre il 400%: da 10,3 miliardi a 56 miliardi di euro. Un successo che proseguirà anche nei prossimi anni. Secondo un rapporto realizzato dal britannico Centre for Retail Research (CRR) il mercato crescerà infatti del 104% entro il 2015, raggiungendo i 114 miliardi di euro.

La ricerca, commissionata dalla società inglese di indagini di mercato Kelkoo UK, ha preso in considerazione tutti i prodotti ecologici: dalle lampadine a basso consumo agli alimenti e bevande, dagli elettrodomestici più efficienti ai prodotti da giardino, dagli articoli di cartoleria a quelli di abbigliamento e di bellezza, alle auto elettriche, quelle ibride eccetera.

Roteax

Nel 2009, in media, ogni nucleo familiare europeo ha speso 386 euro in prodotti ecocompatibili; il primato spetta alla Svizzera con 555 euro, seguita da Svezia e Danimarca, mentre all’estremo opposto c’è la Spagna con 315 euro. Secondo le stime del CRR la spesa media europea per famiglia salirà nel 2015 a 751 euro.

In termini percentuali la quota di mercato dei prodotti ecologici passerà dall’attuale 2,5% al 5%. Una percentuale ancora bassa, dovuta – secondo il CRR – ai prezzi più alti di tali prodotti. Se oggi un prodotto ecologico costa in media il 46% in più di uno “tradizionale”, nel 2012 costerà il 40,5% in più: meno di adesso, ma ancora troppo per la maggior parte dei consumatori.
Nel frattempo, però, anche i prezzi dell’energia sono previsti in crescita. Sicché saranno i prodotti che consentono una maggiore efficienza energetica e un risparmio di energia elettrica quelli che aumenteranno maggiormente la loro quota all’interno del mercato “verde”.

 

FONTE: www.enelgreenpower.com

La domande di prestiti da parte delle imprese è calata e quasi il 20% delle richieste di prestiti avanzate dalle PMI è respinto dalle banche.

I dati in possesso della Commissione europea e della Banca centrale europea evidenziano che le condizioni di credito applicate dalle banche sono ancora restrittive.

Il SME Finance Forum 2010 (Forum dei i finanziamenti per le PMI) che si tiene oggi a Bruxelles è imperniato sulla ricerca di nuove strategie per migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti.

Il Forum seguirà gli sviluppi del mercato e raccomanderà azioni concrete per migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti e ai mercati finanziari.

Notiziario Assorimap

La recente crisi economica ha ridotto sia la domanda che l’offerta di prestiti alle imprese. Le prospettive di crescita dell’Europa impongono che il flusso di prestiti bancari alle imprese ritorni quanto prima alla normalità.

Condizioni creditizie stringenti mettono in pericolo la crescita o addirittura la sopravvivenza delle piccole imprese europee poiché quasi il 20% delle domande di prestito avanzate dalle PMI è respinto.

Inoltre, cambiamenti intervenuti nei fabbisogni di capitali e in altri regolamenti bancari rendono il sistema finanziario più sicuro, ma si dovrebbe valutare attentamente il loro impatto complessivo sull’attività di prestito delle banche senza perdere di vista la necessità di assicurare la stabilità finanziaria.

Nuovi Soci ASSOCOMAPLAST

Il Consiglio Direttivo dell’Associazione, nel corso della riunione del 28.4.2010, ha accolto le domande di ammissione presentate da PLAXTECH srl e SIMO srl in qualità di Soci Ordinari. Alla data odierna fanno parte di ASSOCOMAPLAST 162 aziende, fra Soci Ordinari, Aggregati e Collettivi.

Assocomaplast

FONTE: www.assocomaplast.org

Tre casi, minimi solamente in apparenza, della nuova “green economy”. L’imprenditore comasco Saba Dell’Oca (che con la Candit Frucht è tra i principali produttori di canditi per l’industria dolciaria di mezz’Europa) ha deciso di investire con alcuni soci nella vendita in Italia di pannelli solari di tecnologia statunitense. L’imprenditore chimico alessandrino Guido Ghisolfi (che con la mini-multinazionale di famiglia M&G è il principale produttore europeo di plastica Pet per le bottiglie di acqua minerale) sta costruendo una raffineria per produrre benzina biologica partendo da vegetali non commestibili. L’imprenditore cuneese dei rifiuti Davide Aimeri è stato chiamato da una cartiera del Milanese per costruire un impianto rivoluzionario che digerirà i rifiuti dello stabilimento.

Sono tre esempi tra mille di come nasce la nuova economia, quella “green economy” propugnata negli Stati Uniti da Barack Obama per aiutare la ripresa. A differenza dello sviluppo “sostenibile”, nato a fine degli anni 80, la “green economy” non si limita a rendere le produzioni più compatibili con l’ambiente. Per l’azienda, era quasi sempre una spesa. Ora si tratta di creare business. Di generare fatturato. Di proporsi ai consumatori con nuovi prodotti.

Il fenomeno fa presa in Italia: si stima che già oggi il giro d’affari dell’economia dell’ambiente sia nell’ordine dei 10 miliardi.

Una stima più precisa non è possibile. Ci sono settori diversissimi, dalle caldaie domestiche ad altissima efficienza ai detersivi a basso impatto ambientale; alcune attività hanno una storia lunga millenni, come il riciclo dei rifiuti (la carta, nei secoli passati, era prodotta con gli stracci usati), altre sono nuovissime (il gruppo Marcegaglia investe nella ricerca di pannelli fotovoltaici che non usano il prezioso silicio).

Il Sole 24 Ore

Se il perimetro della “green economy” non è definibile nel dettaglio, si sa però che i due segmenti oggi più forti in Italia sono quelli dell’energia e del ricupero dei rifiuti. La green economy piace. La spinta a essere ecologici nasce in parte dal mercato: i consumatori sono cambiati, e nel momento di scegliere un prodotto guardano con attenzione la componente ambientale. In parte sono mutate le aziende e gli imprenditori sono più sensibili al tema dell’ecologia. E infine c’è la grande politica internazionale, la tendenza di fondo che è stata interpretata per esempio dal presidente statunitense Barack Obama. Perché le politiche dei maggiori paesi si orientano verso un’economia verde? Certamente, per il motivo “etico” di preservare la natura. «Per contenere i costi che potrebbero essere prodotti dal cambiamento del clima», osserva Carlo Corazza, a capo della rappresentanza della Commissione europea a Milano. Ma anche perché «il mercato del dopo-crisi si gioca sugli standard tecnologici di domani – afferma Corrado Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente e negoziatore internazionale ai grandi ecosummit – e chi rimarrà indietro sulla tecnologia verde perderà la gara al business».

Quanto vale il mercato verde? Non è calcolabile nel dettaglio. I business sono dispersi in segmenti diversissimi. Ma una stima sommaria si può azzardare: siamo nell’ordine di un fatturato sui 10 miliardi di euro. «Nel complesso il settore ambientale (rifiuti, energie rinnovabili, disinquinamento, salute e sicurezza, risorse agro-forestali) occupa circa 300mila addetti – stima Alessandro Marangoni, docente alla Bocconi e analista dell’economia ambientale – dei quali circa un terzo nella gestione rifiuti. In questo settore solo le imprese private (350 con 20mila occupati) fatturano circa 2,5 miliardi. Nelle fonti rinnovabili di energia il fatturato 2008 è stimato in circa 5,5 miliardi di euro, con un’occupazione di circa 30mila unità (solo rinnovabili “nuove”, escluso cioè le tecnologie vecchie come l’idrolettrico)». Secondo l’economista, per le rinnovabili è prevista la creazione di circa 100mila posti di lavoro in 10 anni e «il comparto delle energie rinnovabili è uno tra i più dinamici della green economy, al quale guardano sempre più investitori e mercati finanziari. Il settore è uno dei pochi in forte crescita in questa fase di crisi generalizzata: nel 2008 in Europa – conclude Marangoni – oltre la metà della nuova capacità produttiva del settore elettrico è stata generata da fonti pulite».

Quella della green economy «è una tendenza che sarà impossibile ribaltare», diceva l’altro giorno il ministro delle Politiche comunitarie Andrea Ronchi. Se novanta colossi come General electric, Volvo e Air France hanno invitato i governi a fissare obiettivi per la riduzione di gas serra, «la green economy è un imperativo condiviso a tutti i livelli, un dato di fatto».

Ma che cos’è la green economy? Se fino a qualche anno fa la “sostenibilità” era per le imprese una fonte di costo, era l’obbligo di adeguarsi alle normative o un impegno volontario per diventare un’azienda migliore, oggi la “green economy” è quel segmento economico che non è più una voce di costo ma diventa un’occasione di fatturato, di arricchimento (in senso stretto ma anche in senso figurato). La “green economy” è proiettata verso l’esterno, verso il mercato.

Infatti è un fiorire di idee, progetti e investimenti. La maggior parte va verso la facile soluzione dell’energia fotovoltaica, ben incentivata. Secondo il primo rapporto sull’energia fotovoltaica realizzato dalla Camera di commercio di Milano e dal Politecnico di Milano, in Lombardia ci sono 6.024 impianti per una potenza di quasi 57 megawatt (che si stima quadruplicabile nel 2011). È la prima regione per numero di impianti (15,6% del totale) seguita da Emilia-Romagna (10,1%) e Veneto (9,3%) mentre è seconda per potenza prodotta (11,6%) dopo la Puglia (12,5%). È un business: per esempio la Candit Frucht (leader europeo nelle canditure) ha deciso di investire e di avviare la rappresentanza italiana di un produttore Usa di pannelli.

Ma non c’è solamente l’energia dal sole. Nascono società di servizi ambientali. La Sendeco ha una delle principali borse delle emissioni di anidride carbonica, e l’Ecoway negozia per conto delle aziende le quote di emissione. Nino Tronchetti Provera tramite il fondo Ambienta I ha raggiunto i 217,5 milioni di euro ed è il più grande fondo europeo specializzato in investimenti nel settore ambientale. La Sutter di Genova (d’intesa con il Wwf) e la Chanteclair lanciano i detergenti ecologici in fialetta, da allungare con l’acqua. L’Ecomen usa prodotti riciclati per ottenere sottofondi stradali di qualità e l’Intec ricicla le terre di scavo nei conglomerati di calcestruzzo, mentre un’azienda centenaria come la Boldrocchi di Biassono (Milano) è leader nella depurazione industriale dell’aria: sue le tecnologie adottate dall’Enel nella centrale elettrica a idrogeno – la prima al mondo – in completamento a Marghera.

A Torino si è appena tenuta la dodicesima edizione del Cinemambiente Environmental Film Festival. La Total ha messo nella stazione di servizio Arda Ovest di Fiorenzuola (A1) i pannelli solari e l’asfalto mangiasmog: è a impatto zero perché annulla tutto l’inquinamento prodotto dalle auto che vi passano.

Si muovono anche le amministrazioni pubbliche. L’Agenzia delle entrate ha vinto il premio CompraVerde perché ha lanciato una gara per la fornitura di energia elettrica 100% verde destinata per due anni a tutti uffici delle direzioni centrali. La Fondazione Gianni Pellicani ha stimato in 880milioni gli investimenti pubblici e privati (in parte attivati e in parte previsti) per trasformare Marghera nel polo della green economy.

Ci sono poi le fiere, come le due maggiori Ecomondo a Rimini (in programma da domani) e Solarexpo di Verona (in primavera). Ma anche – qualche nome tra mille – Zeroemission di Roma, Enersolar e Greenenergy alla Fiera di Milano (a fine novembre) o Energethica di Genova. Anche le fiere non specializzate nel tema “green” dedicano sezioni al settore ecologico: per esempio a Parma la rassegna Cibus (con la Conergy la Fiera di Parma ha avviato un impianto fotovoltaico da 1,7 megawatt) ha lo spazio CibusTec dedicato al rapporto tra agricoltura e ambiente.

Tanta attività, ma i consumatori sono pronti ad assecondare l’offerta verde? In teoria gli italiani si sentono virtuosi dell’ambiente, ma non si tocchi l’automobile. Lo afferma uno studio condotto dall’Ispo di Renato Mannheimer. «La ricerca sulla green economy – dice Carlo Iacovini, presidente di GreenValue, promotore dello studio – ha confermato quella sensazione ormai diffusa che vede l’ecologia come un valore proprio del vissuto comune».

Stando alla ricerca, il 92% degli intervistati ritiene necessario integrare economia con ambiente, soprattutto investendo nelle tecnologie. Gli scarichi industriali sono ritenuti la causa principale dell’inquinamento, seguiti dal traffico. Dentro le mura domestiche l’86% del campione intervistato afferma di usare prodotti ecologici e adottare comportamenti sostenibili, ma guai a toccare loro l’auto: basta con i limiti al traffico, dicono; meglio spendere per nuovi autobus.

Per chiudere questa prima puntata merita qualche riga l’idea di green economy forse più inconsueta. I canali di Venezia, si sa, sono costeggiati dalle briccole, cioè quei pali di legno cui vengono legate le barche. La Bizeta guidata da Fabrizio Bettiol sta realizzando briccole e pontili di plastica riciclata insieme con trucioli di legno di ricupero. Ecologia per le gondole.

 

FONTE: www.ilsole24ore.com

35 milioni di euro per progetti di innovazione sostenibile e salvaguardia delle risorse.

La Commissione Europea ha presentato ieri il bando 2010 del piano CIP Eco-innovation che prevede il finanziamento, fino al 50% dei costi sostenuti, di nuovi progetti volti a migliorare l’innovazione, la sostenibilità ambientale e il risparmio di risorse naturali in quattro grandi aree: riciclaggio dei materiali, prodotti per l’edilizia sostenibile, bevande e prodotti alimentari, Green business.

Sempre più Green

Sarà posta attenzione soprattutto alle applicazioni proposte da piccole e medie aziende in termini di nuovi prodotti o servizi in grado di trovare spazio sul mercato. Il bando si è aperto ieri, 13 aprile, e si chiuderà il 9 settembre 2010. Le risorse messe a disposizione sono pari complessivamente a 35 milioni di euro, che potranno cofinanziare tra i 45 e i 50 nuovi progetti.

Lanciato nel 2008 e operativo fino al 2013, il programma CIP Eco-innovation ha una dote complessiva di 200 milioni di euro. Sono in corso 44 progetti e altri 45, già approvati, saranno avviati quest’anno: tra questi, la trasformazione di pneumatici usati in materiali isolanti, l’utilizzo di piante di bamboo per purificare acque grigie e la sostituzione di etichette in carta con la marcatura laser.

 

FONTE: www.polimerica.it